Il D.P.R. n. 116/07 ha specificato i criteri per individuare, nell’ambito del sistema finanziario, i conti definibili come dormienti. Rientrano in tale categoria i rapporti contrattuali (depositi di somme di denaro; depositi di strumenti finanziari) in relazione ai quali non sia stata effettuata alcuna operazione o movimentazione ad iniziativa del titolare del rapporto o di terzi da questo delegati per il periodo di tempo di 10 anni decorrenti dalla data di loro libera disponibilità.
In base al regolamento d’attuazione dell’art. 1, comma 345, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, in materia di depositi e conti cosiddetti dormienti, fu istituito il fondo delle vittime delle frodi finanziarie istituito che ha il compito di risarcire i risparmiatori vittime di frodi finanziarie (Cirio, Parmalat, Argentina, etc.) e con la legge 16/08 furono inclusi anche i risarcimenti per gli obbligazionisti dell’Alitalia.
Ma questo fondo, che tra conti dormienti e polizze dormienti ha raccolto alcune centinaia di milioni di euro, ad oggi non risulta aver pagato nemmeno un euro ai risparmiatori vittime dei predetti disastri.
Le Banche e gli altri Intermediari hanno identificato tali rapporti e comunicato i relativi dati al ministero dell’Economia e Finanze.
Ora, la qualificazione come “dormiente” di un conto non pregiudica il diritto alla restituzione del titolare che può richiedere la restituzione delle relative somme o alla Banca o all’Intermediario presso cui risulta tale rapporto, o direttamente al Ministero, entro il normale termine prescrizionale, nel caso i relativi importi siano già stati trasferiti dalla Banca o dall’Intermediario.
Ma sembrerebbe che, in effetti, tale somme non siano poi di così facile restituzione.
Non è ufficiale, ma pare che il Ministero dell’Economia e delle Finanze stia per emanare le istruzioni per consentire ai titolari dei “conti dormienti” di rientrare in possesso delle somme che sono state acquisite dallo Stato.
A tutt’oggi vi sono migliaia di contribuenti che si sono accorti in ritardo di essere titolari di depositi, conti correnti, e via dicendo, non movimentati da oltre 10 anni e con un saldo superiore a 100 euro. Il contenuto di questi conti è stato riversato dagli istituti di credito nel Fondo sopradescritto e destinato a finanziare i più svariati capitoli di spesa dello Stato, alla stregua di un vero e proprio tesoretto.
I possessori di questi conti che vogliono tornare in possesso del proprio denaro, devono presentare un’istanza al Ministero dell’Economia e delle Finanze – Via XX Settembre, 97 – 00187 Roma, specificando, sul fronte della busta, che si tratta di una “ISTANZA DI RIMBORSO SU CONTI CONSIDERATI DORMIENTI”.
Non vi è certezza in merito ai tempi di risposta del Ministero ma, almeno, in tal modo si interrompe il termine prescrizionale decennale.
Alcune decine di milioni di euro sono stati acquisiti dal Ministero dell’Economia sui conti e sulle polizze dormienti. Ricordiamo che la prescrizione prevista dalla legge è di 2 anni per le polizze vita e di 10 anni per i conti dormienti. Due tutele notevolmente diverse.
Sulla base di ciò, amolti consumatori si sono rivolti alle associazioni (Adiconsum, Adoc, Altro Consumo, Lega Consumatori) perché le Poste si sono rifiutate di liquidare delle Polizze Vita pur essendo gli stessi eredi beneficiari di persone nel frattempo defunte.
La motivazione della non liquidazione starebbe nel fatto che gli eredi avrebbero avanzato la relativa richiesta oltre i due anni di prescrizione.
Ma nel contratto di Poste Vita si precisa, in merito alla prescrizione: “Tuttavia Poste Vita S.p.A. rinuncia a tale diritto (prescrizione di due anni) e corrisponde il capitale in caso di morte, purché la richiesta sia inoltrata entro il termine di 10 anni” (termine della prescrizione ordinaria di cui all’art 2946 del Codice Civile che stabilisce 10 anni di prescrizione per i casi di eredità).”.
Nonostante i correntisti abbiano denunciati di aver richiesto la liquidazione direttamente agli sportelli postali, sarebbe stato loro consigliato di attendere la scadenza naturale, per guadagnarci di più.
Nei confronti di Poste Vita e Ina, quindi, esistono i presupposti perché le famiglie possano recuperare gli importi delle polizze dormienti trasferiti al Ministero dell’Economia.
Gli interessati possono, dunque, farsi tutelare da AECI associazioni dei consumatori.
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